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Cappuccino.

  • Immagine del redattore: G F
    G F
  • 10 ott
  • Tempo di lettura: 3 min

Per molte persone, i cani sono solo un piacevole passatempo, un orpello emozionale e la società di oggi ci porta, fin troppo spesso, a considerare anche gli animali, soprattutto domestici, alla stregua di un bene di consumo qualsiasi, con la sua bella shelf-life: qualcosa che, se si mette male, si può sempre cacciare di casa e sostituire con qualcosa di nuovo, più bello e più funzionale. Nel mio caso, tutto ciò sarebbe incomprensibile, perché un piccolo cane ha riscritto le regole della mia vita da qualche anno a questa parte e mi ha, in un certo senso, reinsegnato a vivere. Nei suoi occhi io ci vedo qualcuno - so io chi - e la sua presenza nella mia vita ha un ruolo, lascia il segno. Non sono queste cose che si possono dimenticare. Per questo motivo e per il fatto che è un protagonista a tutti gli effetti di questa avventura di circa quaranta ore a Venezia, il cane Cappuccino si è ritagliato a buon merito il suo momento di notorietà su queste pagine. Per certi versi, oltre ad essere il cane del pittore, il cane di un pittore molto famoso per giunta, Cappuccino sembra essere in realtà il vero padrone di casa. Ci ha accolto alla porta, scendendo le scale e risalendole insieme a noi, per tutte le tre volte che abbiamo bussato - a turno tra me e lei - alla porta di quella casa, per motivi che successivamente spiegherò. Ed ogni volta, allo scoccare del portone, il suo sguardo gentile, il suo scodinzolare - non un abbaio, non un accenno di aggressività - ci ha fatti sentire a casa in un ambiente che, tra bizzarrie e chinoiseries, dal fondo della scala poteva sembrare un’ascensione inversa ad un infernale budello dantesco, variamente illuminato, poco decifrabile. C’è da dire che noi non avremmo mai pensato di varcare la soglia di quella casa, convinti di passare in atelier nel centro storico come già fatto in passato: c’era un misto di imbarazzo, timore, pudore quasi all’approcciarsi alla figura del pittore - rivelatasi poi infinitamente e piacevolmente terrena. La presenza di Cappuccino, il suo sicuro risalire sulla scala che aveva appena disceso, poteva essere solo garanzia di assenza di pericoli. Discreto e silenzioso come un maggiordomo d’Oltremanica, un tratto forse osmoticamente derivato dal padrone, Cappuccino è un ex trovatello, italico di fatto e di nome: le macchie latte e caffè del suo pelo hanno assunto nel suo caso una rilevanza che definirei anagrafica. La dolcezza del suo sguardo e la placidità del comportamento, il portamento fiero di un cane che ha scelto ed è stato scelto dal suo padrone sulle colline tra Emilia e Toscana - dove occasionalmente ancora ritornano entrambi nella casa di proprietà - mi hanno ricordato una scena che paradossalmente non ho mai vissuto e cioè il primo incontro tra le vite che ad oggi riempiono la mia casa: lei ed Ivana. Quel cane randagio, di collina, eppure con qualcosa di nobile dentro di sé - un po’ cane da caccia? - mi ha guardato più e più volte negli occhi, dritto, quasi sorridendo e più e più volte mi sono scoperto osservato da lui, che con discrezione poi si portava altrove. Chissà quale anima si agita dolcemente in Cappuccino, chissà quali vite deve aver vissuto in passato questo veneziano adottivo, gentile ed indagatore, discreto e protettivo. Nei suoi occhi color castagna scorre la vita del suo compagno prediletto, che per lui vale il massimo e, almeno credo, Cappuccino non ha la benché minima idea di chi sia il suo padrone e non gli serve saperlo: a volte, il pittore gli rivolge la parola e lui sembra rispondere, senza bisogno di parole. Un dialogo impari, tuttavia efficace, che riempie in parte il silenzio della casa, nella quale, seppur presente laggiù in ambienti inesplorati, manca una voce di donna. Ed è in quel dialogo che il pittore ha smesso di essere solo tale per me, ma è diventato un uomo che, come me, ama la vita e il suo cane, regalandomi un’altra chiave di lettura di quella giornata. In quante giornate, al ritorno a casa a sera, Ivana attende alla porta, per comunicarmi semplicemente affetto, gratuita solidarietà e comprensione? Perciò ho deciso che anche Cappuccino, che difficilmente rivedrò ancora, fedele compagno dell’artista, testimone del processo creativo, lasciasse il suo segno, comunicasse qualcosa. E se queste parole vi avranno strappato una carezza a chi vi è vicino, sia esso umano o animale, tanto meglio.


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